La metacomunicazione viene definita da Bateson (1971) come la comunicazione che serve a rivelare la natura del "come se" del gioco simbolico. Il bambino ha la capacità di distinguere la realtà dalla finzione ma gioca su un livello in cui il confine non è netto, in cui, cioè, si instaura un'altra realtà.

Come capiamo, per esempio, se una bambina sta "interpretando" il ruolo della fata o della strega cattiva? Con molta probabilità dichiarerà apertamente il suo stato al compagno di giochi ma tenterà anche di calarsi nel ruolo scelto, modificando la gestualità, la voce ecc.

Si deve sempre essere in grado di dire se i bambini che giocano simulando dei ruoli possono e riescono a distinguere tra la situazione reale e quella trasformata: anche in questo caso, comunque, le indicazioni che gli "attori" del gioco danno sono piuttosto esplicite. Spesso, infatti, i bambini discutono gli aspetti della loro situazione immediata o prevista:

  1. E' questo il nostro giocattolo?
  2. No, non giocarci, potresti romperlo!

Si fa molte volte riferimento anche all'essere dentro o fuori da una contesto di finzione:

Non sono più il drago adesso, non mi spingere più!