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Premessa

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    Nella società di oggi vi è sempre una maggiore richiesta di tecnici, di specialisti, di "esperti" che operano in campi sempre più ristretti delle conoscenze, ed il rischio maggiore è quello di perdere di vista le cose nella loro globalità. Siamo però convinti, anche, che il tralasciare completamente gli aspetti tecnici di un problema, come dice Margherita Sberna sia "una delle cause dei fallimenti di molti progetti di innovazione sociale". E’ necessario "restituire alla tecnica quella dignità che le deriva appunto dall'essere dentro un sistema complesso e raffinato la cui sostanza sono innanzitutto una filosofia e una metodologia (e poi una tecnica) legate ad una coerenza rigorosa ed armoniosa". Si tratta quindi di trovare il giusto equilibrio individuando un "modo" di operare corretto che inquadri il problema nel suo contesto globale, una metodologia di lavoro che sia comunque valida anche in altri campi, in altri settori.

    L'obiettivo principale del corso di aggiornamento è quello di stimolare a riflettere sui propri "modi di fare" in funzione, non solo di particolari situazioni, ma come modo di "essere", di agire, di reagire come individuo, come scoperta e continua presa di coscienza delle proprie capacità e dei propri limiti.

    Le doti fondamentali di un qualsiasi operatore nel campo educativo in genere, devono essere la sensibilità, l’attenzione verso il bambino, ed il modo migliore per imparare a riconoscere i suoi stati d'animo, i suoi bisogni, e quello di aver prima imparato a riconoscerli su noi stessi. Questo ci aiuterà anche a superare le nostre tensioni, a non trasmetterle al bambino che impara essenzialmente per imitazione, che è molto attento ai gesti dell'adulto, ai suoi atteggiamenti, è molto sensibile ad ogni più piccola sfumatura, ed avverte fortemente gli stati d'animo.

    Nel corso degli incontri si svolgeranno attività di vario genere che non saranno fini a se stesse ma diverranno momenti di riflessione per individuare quali sensazioni hanno provocato, se sono state gioiose, dolorose, imbarazzanti, ecc., quali conoscenze e quali stimoli hanno fornito, quali carenze hanno evidenziato.

    Attraverso questo lavoro vorremmo far capire quale influenza hanno determinate attività. Che queste rimangano finzioni od eventi assai realistici dipende dalla situazione, dal contesto, dagli obiettivi che il gioco si prefigge, ma essenzialmente dalla soggettività dei partecipanti, dal come ognuno vive lo svolgersi delle attività stesse, e questo vale sia per i giochi di gruppo a carattere psico-pedagogico che per quello con materiale strutturato: i giocattoli.

    Vorremmo far constatare la stretta correlazione che esiste tra il gioco, il ludico e l'area della soggettività.

    E' infatti il "soggetto" che vive in un certo modo l’azione ludica, che da un'interpretazione "soggettiva" dello svolgimento del gioco, un’interpretazione che varia, ha funzioni diverse, cambia da individuo ad individuo. Tramite il gioco si conoscono gli altri, l'ambiente che ci circonda nella molteplicità dei suoi aspetti, riconosciamo noi stessi come soggetto; quindi gioco anche come elemento catalizzatore, catartico della conoscenza di sé e dello sviluppo della persona, come tramite fra soggettività e realtà circostante.

    Dobbiamo tenere presente che l'obiettivo principale degli educatori, rimane quello di far "crescere" degli individui nel miglior modo possibile, ed il gioco è lo strumento più importante e significativo per questa crescita.

    Il gioco è quella attività che un individuo fa in una situazione di distacco dalla realtà. Proviamo a pensare alla affermazione consueta fatta dai bambini, anche piccolissimi, quando gli si chiede cosa stanno facendo, rispondono: "stiamo giocando". Quando il gioco va al di là di una certa tensione, di una certa difficoltà o va al di là della capacità del bambino che lo sta svolgendo il bambino dice "non gioco più"; cioè è consapevole che sta facendo un'attività al di fuori del tempo in uno spazio che si è scelto, con delle regole che ha determinato insieme agli altri che giocano con lui. Questa situazione consente all'individuo giovane di fare delle esperienze che sono fini a se stesse rispetto a ciò che il piccolo riesce ad acquisire, e allora prova, sperimenta gesti, suoni, movimenti, delle regole che man mano arricchisce o modifica; sperimenta delle situazioni anche dal punto di vista emotivo: si pensi ai bambini che fingono la compravendita, con tutti gli effetti che può suscitare questo gioco, o che fingono l’incidente, la morte, la malattia. Sono esperienze non solo di tipo fisico ma anche emotivo.

    Gli studi che sono stati fatti fino ad oggi dimostrano che è importante, per l’equilibrata crescita di un individuo, che ci sia la possibilità di sperimentare situazioni ed azioni. Se è vera ed è sempre più dimostrata, questa tesi, è vero anche che questa situazione la si sta sempre più impedendo. La discussione se la scuola sia a misura o no delle esigenze del bambino è giusta, ma fa ricadere solo sulla scuola la responsabilità di dare una risposta adeguata alle esigenze che i bambini oggi hanno.

    Il bambino che arrivava nella scuola venti anni fa era un bambino che si portava dietro un'esperienza di ricerca, di possibili libertà che allora gli erano concesse ma che oggi non lo sono più.

    La scuola deve quindi oggi rispondere ad un bambino e ad un individuo, oltre che alla società per cui deve dare un prodotto finale di qualità maggiore rispetto al passato, che è diverso lavorando con gli stessi strumenti. Il tempo per esperienze extra, che il bambino negli anni dal 1950 al 1970 aveva a disposizione, era un tempo che non gli è stato tolto dalla scuola e così pure dicasi per gli spazi; gli sono stati invece tolti da una modificazione dell'organizzazione della società. Si è modificato il Paese, le famiglie, la città, il rapporto tra le persone, l’informazione. La scuola deve adeguarsi, perché essa sta diventando sempre più importante per il bambino non solo perché insegna ma perché è uno dei pochissimi luoghi di socializzazione oggi al posto della piazza, del cortile, della banda di ieri.



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