Datare un evento storico è operazione sempre difficile e suscettibile di interpretazione. Possiamo però far risalire la nascita della "educational Technology" agli studi ai quali accennavamo nel precedente paragrafo, e cioè quelli di Skinner e alle sue ricerche sull'impiego delle macchine nei processi di apprendimento.

Siamo nel 1954 e a partire da questa data possiamo ragionevolmente far iniziare lo sviluppo delle cosiddette "tecnologie didattiche", cioè delle metodologie di insegnamento e trasmissione del sapere che si avvalgono dei nuovi strumenti di comunicazione. Ma ascoltiamo la definizione che danno due esperti1 alla domanda su che cosa si intende per "tecnologie didattiche".

Chris Bell del "Department of continuing Education" dell'Università di Plymouth risponde che le tecnologie didattiche riguardano l'hardware ed il software utilizzato nell'insegnamento ed apprendimento; egli sostiene che però questo settore va al di là di questo, in quanto è anche un campo che interessa tutte le discipline del sapere e "riguarda l'analisi sistematica delle esigenze di apprendimento ed il loro collegamento a teorie pertinenti allo scopo di ottimizzare l'apprendimento stesso". È cioè un modo critico e sistematico di pensare l'educazione in un approccio di tipo problem - solving rispetto ai bisogni ed alle esigenze che si presentano.

Lydia Tornatore, Istituto di Pedagogia dell'Università di Firenze: con l'espressione "tecnologie didattiche si intende di solito riferirsi a strumentazioni e strategie dell'insegnare e dell'apprendere che non siano solo frutto diretto di progresso tecnologico ma anche, più ampiamente, espressione di modi di pensare e di affrontare i problemi propri dell'ambito del sapere tecnologico".

In tutte e due queste risposte, ed anche in altre testimonianze alle quali abbiamo avuto modo di accedere, viene posta dunque l'attenzione sul fatto che l'introduzione delle tecnologie di informazione e comunicazione non si risolve solo nell'utilizzo bruto dello strumento, bensì comporta un approccio ai percorsi educativi che si vogliono sviluppare, che abbia alla base la logica propria di questi nuovi strumenti. Si parla quindi di un apprendimento che si muove in un ambito multidirezionale dell'informazione, in un contesto di pluralità di stimoli sensoriali non più legati al solo "occhio", ma che coinvolgono tutti i sensi dell'individuo.

Nell'analisi dell'evoluzione delle tecnologie didattiche possiamo inizialmente individuare una linea di sviluppo che ha seguito due direzioni distinte che si sono incrociate, ma che hanno iniziato a convergere solo a partire dalla fine degli anni ' 60, con la presentazione "di modelli di progettazione di interi corsi non orientati solo all'istruzione programmata".

Le due linee lungo cui si svilupparono le tecnologie didattiche furono la "scienza dei mezzi" utilizzabili nella didattica e l'applicazione alla didattica dei principi tipici del comportamentismo e quindi dell'istruzione programmata2.

Da un punto di vista dello sviluppo della scienza dei mezzi possiamo individuare tre stadi di sviluppo fino alla fine degli anni ' 60: una prima fase in cui le ricerche si concentrarono sull'audiovisivo inteso come strumento e sul materiale didattico relativo. Gli studi consideravano la macchina, le sue caratteristiche e gli effetti che produceva sul processo formativo. Nella seconda fase lo studio si estese anche al processo di comunicazione uomo - macchina. Il terzo stadio è invece quello relativo alla creazione di veri e propri sistemi didattici, di cui cogliamo il senso se li rapportiamo alla linea seguita dall'applicazione dei principi comportamentisti. Da un lato infatti questa linea di ricerca si dedicò allo sviluppo di proposte metodologiche connesse alla produzione di corsi di istruzione programmata e dall'altra ricercò mezzi adatti a gestire la presentazione della materia ma anche adatti a mettere in atto le tecniche di rinforzo che abbiamo visto erano quelle che, secondo i comportamentisti, permettevano l'apprendimento.

Intorno agli anni ' 70 si arrivò così alla convergenza di queste due linee di sviluppo che avevano caratterizzato la crescita delle tecnologie didattiche, unione che si concretizzò nel passaggio da istruzione programmata a programmazione dell'istruzione, attraverso una visione delle tecnologie dell'educazione sistemica, che implica un tutto organizzato, e sistematica, che prevede procedure logiche organizzate in fasi3.

Questo nuovo modo di intendere le tecnologie didattiche permise che queste acquistassero importanza e assumessero per il loro approccio sistemistico e multidisciplinare una posizione rilevante e strategica per lo sviluppo.

Attualmente, in Italia, siamo un po' in ritardo considerando che si sta ancora investendo sull'informatizzazione della scuola anche se bisogna sottolineare il fermento che si registra tra i ricercatori italiani ed il contributo teorico che portano allo sviluppo di questo settore.

A tal proposito ci soffermeremo ancora un momento sui modelli cognitivi che caratterizzano l'era multimediale e sui cambiamenti sociali e culturali che la rivoluzione dei "nuovi media" ha comportato, lasciandoci aiutare dalle opinioni di tre studiosi che, per l'originalità e la competenza con cui si interessano agli sviluppi di questo settore, vale la pena di conoscere.

 

 

[1] Le testimonianze che seguono sono raccolte in un articolo curato per l'Istituto Tecnologie didattiche di Genova da Donatella Persico. L'articolo ha il titolo Dibatto - in due battute - sulle tecnologie didattiche
[2] Olimpo, cit.
[3] Olimpo, cit.