Il Telelavoro nella Pubblica Amministrazione


Esperienze di telelavoro nelle amministrazioni pubbliche



Di seguito si riportano alcuni esempi di sperimentazioni sul telelavoro attuate da alcune pubbliche amministrazioni: sperimentazione del telelavoro al comune di Roma. Progetto "trade", sperimentazione di telelavoro dell’ENPACL, progetto "telelavoro" del Comune di Bologna, progetto sperimentale di telelavoro del Ministero dei Trasporti, schema di Protocollo d’intesa in materia di telelavoro con il Ministero delle Finanze, progetto di telelavoro in un Istituto scientifico pubblico (IST), forme di lavoro "mobile" a distanza dell’INPS.



Sperimentazione del telelavoro al Comune di Roma. Progetto "trade" (Traffica Decongestionante)



Il progetto, finanziato dall’ECTF (European Community Teleword/Telematics Forum, Direzione generale XII della Commissione europea), fa parte del programma europeo LIFE che prevede la sperimentazione di forme di telelavoro con lo scopo di migliorare la qualità della vita tramite la riduzione della circolazione urbana.

Dal giugno al dicembre 1996, 37 volontari (16 impiegati amministrativi; 7 archeologi; 5 sociologi; 3 storici dell’arte; 2 operatori culturali; 1 ingegnere; 1 disegnatore; 1 programmatore; 1 assistente sociale) su un campione iniziale di 53 dipendenti comunali hanno "telelavorato" due giorni la settimana, recandosi in ufficio gli altri 3.

Per quanto riguarda le modalità di telelavoro il 75 % era costituito da lavoro a domicilio, il 5 % da lavoro in un telecentro, il 5 % da lavoro "mobile", il 15 % da una combinazione delle diverse modalità. I criteri in base ai quali sono stati scelti i telelavoratori sono state: la "lontananza" della residenza dal luogo di lavoro, la conoscenza degli strumenti informatici, l’essere impegnati in attività facilmente valutabili in termini di risultati. Le modalità di telelavoro sono state concordate individualmente e una commissione è stata incaricata di coordinare il programma. Al termine della sperimentazione è stata diffusa una "bozza d’intesa" con le organizzazioni sindacali.

Sperimentazione di telelavoro dell’ENPACL (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Consulenti del Lavoro).

Il progetto è nato dall’iniziativa dell’amministrazione, la sperimentazione avviata con l’ausilio di una società specializzata ed è stata preceduta da un'indagine che ha individuato l’indice di telelavorabilità di tutte le attività svolte dall’ente. La sperimentazione era prevista in tre mesi prorogabili, ma si è interrotta prima della conclusione dei tempi stabiliti. L’accordo, firmato con i sindacati, ha regolato la sperimentazione, prevedendo la volontarietà, la reversibilità dal trentesimo giorno e la reintegrazione nella stessa posizione di uscita al termine della sperimentazione.

L’accordo istituiva una "finestra di reperibilità" di due ore il giorno, con 2/3 giorni in telelavoro e 3/2 giorni in azienda e, oltre alla retribuzione normale, un rimborso spese forfetario. Per quanto riguarda i diritti sindacali erano previsti la tele-bacheca e un osservatorio congiunto amministrazione - sindacati per monitorare la sperimentazione.



Progetto Telelavoro del Comune di Bologna



Il progetto (elaborato con la consulenza dell'Ires), è stato predisposto secondo i criteri di finanziabilità individuati nell'ambito di "Digital Sites" (DGXIII dell'UE). Il piano dell'Unione Europea prevede che la quota più rilevante dell'investimento deve essere riservata ai servizi dedicati alla collettività, quali i telecentri, e la quota rimanente per servizi ad uso individuale, quale il telelavoro presso il domicilio. E' stato scelto l'approccio partecipativo ("consensus conference"). Oltre al Comune sono stati coinvolti la Provincia, la Regione, le città di Modena e Reggio Emilia, la Camera di Commercio, l'Api di Bologna e Modena. Dal lavoro preparatorio è scaturita una "carta" sul telelavoro, che ha individuato le seguenti specifiche di progettazione:

  • le modalità del telelavoro riguarderanno soprattutto figure professionali medio alte e lavori complessi;
  • il telelavoro sarà una forma prevalente e non esclusiva di lavoro (alternando periodi di telelavoro a periodi di lavoro in azienda), volontaria e reversibile;
  • l'area interessata è l'area metropolitana bolognese, valorizzando le aree e i villaggi artigiani;
  • modello sperimentato: l'integrazione verticale.

La modalità di telelavoro più adeguata a rispondere ai requisiti individuati è il "telecentro" (telecottage), una struttura dotata di opportune strumentazioni ed infrastrutture informatiche e telematiche generalmente ubicata in un'area periferica della città che può essere utilizzata da lavoratori ed aziende e figure professionali diverse, accomunate dal fatto di risiedere in aree limitrofe. Il telecottage sarà una struttura predisposta per fornire servizi standard di ufficio (fax, telefono, ecc..), servizi di teleconferenza, servizi di addestramento all'uso delle tecnologie informatiche, postazioni di telelavoro collaborativo interattivo o meno.

La modalità di telelavoro a domicilio sarà sperimentata con un piccolo campione di dipendenti dell'Amministrazione comunale.



Progetto sperimentale di Telelavoro del Ministero dei Trasporti



Il progetto è stato inserito nel Piano triennale per l’informatica (1996-1998), e nelle linee direttive per la realizzazione della Rete unitaria della Pubblica amministrazione dall’Autorità per l’informatica della P.A. che l’ha classificato come "intersettoriale".

La sperimentazione pilota, prevista all’interno del settore marittimo, dovrebbe avvenire nei "poli integrati" individuati e prevedere i procedimenti amministrativi potenzialmente telelavorabili, oltre all’attività di gestione e sviluppo del Sistema informativo dell’amministrazione (progettazione software, immissione dati, gestione reti). Il confronto con le Istituzioni e con le Organizzazioni sindacali è previsto dal progetto solo alla fine della sperimentazione stessa.



Schema di Protocollo d'intesa in materia di Telelavoro con il Ministero delle Finanze



La sperimentazione, di durata biennale, prevede il telelavoro a domicilio finalizzato al potenziamento del servizio di assistenza fiscale telefonica al contribuente (rimborsi Irpef, dichiarazione dei redditi, cartelle esattoriali, sgravi, scadenze, ecc.). Lo schema di protocollo prevede la volontarietà della scelta, la reversibilità, pari opportunità per quanto riguarda la progressione di carriera, diverse opportunità formative. L’orario giornaliero è simile all’orario di servizio e predeterminato. Sono regolati i controlli a distanza.



Forme di lavoro "mobile" a distanza dell'INPS



Anche l’INPS dimostra di andare oltre la consolidata diffidenza delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle nuove tecnologie e si propone con diversi progetti legati al telelavoro. Il primo di questi, incentrato sul telelavoro mobile, ha interessato circa 200 ispettori di vigilanza. Questi sono stati messi in grado di comunicare direttamente con le banche dati dell’istituto centrale e quindi di svolgere il proprio lavoro in tempo reale sul luogo. Tale operazione è stata resa possibile tramite l’assegnazione, ad ogni ispettore coinvolto nel progetto, di una valigetta informatica contenente fax, notebook, scanner e stampante,

Lo scopo principale della delocalizzazione del lavoro ha dato l’avvio ad un altro progetto dell’INPS che ha permesso di ridurre il carico di lavoro di alcune sedi storicamente oberate di lavoro e quindi, in definitiva, di una maggiore perequazione nello svolgimento del lavoro stesso.

Ad esempio parte del lavoro assegnato alla sede milanese è stato "dirottato" su sedi con minor mole di lavoro come Cremona, Catanzaro e Mantova. Alcune procedure sono poi state scorporate in sottoprocedure, da riassemblare successivamente ad opera di circa 500 addetti, tra analisti e programmatori, occupati in sedi decentrate.

Nell’ambito del telelavoro a domicilio è prevista l’assistenza delocalizzata e sistematica da parte di un operatore sul centro elaborazione dati nazionale, così come l’assistenza ad operatori interni sulle applicazioni informatiche e per la raccolta di dati rilevabili dai bollettini artigiani e commercianti.

Nell’affrontare il progetto l’INPS si sforza di risolvere nuove sfide nel campo della reingegnerizzazione dei processi produttivi, dei work flow delle procedure e della gestione delle risorse umane che l’adozione del telelavoro inevitabilmente presenta.

In particolare l’INPS ha affrontato le problematiche riguardo la strumentazione hardware/software per il telelavoratore, le procedure per rendere conforme alla legge 675/96 (tutela della privacy) il trattamento di dati personali presso il domicilio dei telelavoratori, nonché l’ottemperanza alla legge 626/94 riguardante la sicurezza e la prevenzione sul luogo di lavoro.

Il Telelavoro nella Pubblica Amministrazione: la legge 23 agosto 1988 n. 400 (Bassanini Ter) Ritorno all'Home page Settori produttivi e funzioni aziendali in cui è possibile introdurre il Telelavoro immediatamente