Nuove opportunità occupazionali


In un periodo storico come quello attuale l’opinione pubblica e i policy makers guardano al telelavoro soprattutto come nuova opportunità per risolvere il problema della disoccupazione. Il telelavoro, annullando le distanza fisiche tra datore di lavoro e lavoratore, può permettere al disoccupato di cercare lavoro anche oltre i limiti geografici della propria città o della propria regione, senza rinunciare alle relazioni con la famiglia, gli amici e alle altre attività sociali in cui è inserito. Il riscorso al telelavoro può anche essere una strada per rilanciare l’occupazione e l’economia delle aree depresse del nostro paese.

La costruzione di telecentri nel meridione e nelle aree montane rurali può contribuire a combattere lo spopolamento e il declino economico di queste zone.

La presenza di telecentri può permettere alle imprese del Nord di guardare al Sud come bacino occupazionale non solo potenziale, ma anche effettivo. Il telelavoratore del Sud può operare per l’impresa del Nord senza dover trasferire il proprio domicilio in prossimità della sede dell’impresa. Questo fatto riduce le barriere alla mobilità dei lavoratori e può favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro a livello nazionale. Il telelavoro può inoltre favorire il ritorno di lavoratori che si sono precedentemente spostati per esigenze di lavoro nei centri urbani, ma può soprattutto operare come fattore di agglomerazione sociale in grado di favorire la nascita di attività commerciali, industriali e turistiche.

Vi è però anche l’altra faccia della medaglia. Il telelavoro, proprio per la sua caratteristica di annullare le distanza fisiche tra impresa e lavoratore, può indurre le prime a ricercare personale qualificato anche all’estero, dove i costi della manodopera sono più bassi che in Italia. Come già anticipato, questa strategia è adottata da tempo dalle imprese informatiche americane, ma anche da Compagnie Aeree e da banche europee. Vengono delocalizzate fasi del ciclo produttivo che implicano operazioni di trasferimento e trattamento delle informazioni: data entry, scrittura di linee di codice di software, traduzioni di programmi e manuali, gestione delle prenotazioni ed evasione degli ordini, ecc.

I governi di alcuni paesi in via di sviluppo stanno prestando particolare attenzione al settore dell’informatica e delle telecomunicazioni in vista di uno sviluppo economico che passi per il settore dei servizi saltando il passaggio intermedio dall’agricoltura all’industria.

Dunque, se il telelavoro offre nuove possibilità ai disoccupati, diviene anche lo strumento con cui le imprese ricorrono più agevolmente alla manodopera qualificata estera. A differenza di un abito, di un paio di scarpe o di un macchinario, l’informazione può essere scambiata da un capo all’altro del mondo senza controlli doganali e senza dazi da pagare.

La delocalizzazione produttiva può avvenire senza passare per l’export o per l’investimento diretto perché presenta il carattere dell’immaterialità. Il commercio mondiale di "conoscenza" diverrà uno dei grandi business del futuro e i paesi che otterranno i maggiori benefici saranno quelli che investiranno nella formazione tecnica dei giovani e nella riqualificazione della forza lavoro inutilizzata.

Di fronte a questa prospettiva i governi sono chiamati a promuovere programmi di istruzione a vari livelli per favorire l’avvicinamento dei giovani e dei disoccupati in genere, all’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche, la riconversione dei lavoratori in mobilità, l’aggiornamento continuo dei lavoratori.

Una delle opportunità del telelavoro è quella di permettere l’inserimento nel mondo del lavoro di alcune fasce disagiate della popolazione. Primi fra tutti i disabili che possono trovare nel lavoro domiciliare un impiego adatto alle loro capacità ed aspirazioni.

In secondo luogo tutte quelle persone che, per accudire la famiglia, non trovano il tempo per svolgere un lavoro fuori dai muri domestici. Grazie al telelavoro domiciliare, molte delle incompatibilità tra esigenze familiari ed esigenze professionali vengono meno e anche chi è costretto a stare in casa nell’arco della giornata può raggiungere un maggior grado di libertà nella gestione della vita professionale.

La possibilità di lavorare in telecentri non molto distanti dal proprio domicilio favorisce i rientri periodici nella propria abitazione per gestire le faccende domestiche, per accompagnare i figli a scuola o per sbrigare pratiche amministrative senza perdere per questo ore lavorative. Considerato che più spesso sono le donne quelle che si fanno carico dei problemi legati alla casa e ai figli è possibile che questa modalità di lavoro contribuisca a ridurre il divario tra la disoccupazione femminile e quella maschile.

Il disoccupato che miri ad operare attraverso il telelavoro deve aggiornarsi continuamente. Infatti, non solo occorre disporre di una cultura informatica di base sia a livello hardware sia software, ma è necessaria anche la disponibilità a riadattare e talvolta a riconvertire il proprio know-how. La flessibilità necessaria al mercato del lavoro, oggi, è anche di natura tecnologica e non è raggiungibile se non passando attraverso processi di formazione continua della forza lavoro da realizzarsi sia sui luoghi di lavoro, sia nelle scuole e nelle università.