È evidente che in un contesto in cui solo una minima parte dei lavoratori viene formata con fondi pubblici, mentre la formazione è vista da tutti come un differenziale competitivo, gli aiuti alla formazione possano diventare un elemento distorsivo della concorrenza.

Ricordiamo che nella programmazione delle attività formative finanziate del nostro Paese solitamente veniva richiesto alle imprese un cofinanziamento del 20% del costo totale, costituito però dalla valorizzazione del costo del lavoro dei lavoratori durante le ore di formazione.

Con i regolamenti 68/2001 e 69/2001 le regole cambiano.

Infatti il regolamento 68/2001 vengono posti dei limiti massimi all'intensità di aiuto pubblico destinato alla formazione dei lavoratori indipendentemente dal fatto se detti aiuti siano o no cofinanziati dall'Unione Europea.

Nella tabella 13 vengono illustrati i limiti massimi di aiuto e si può vedere che il precedente standard (80%) è decisamente superato.

Infatti per le piccole e medie imprese lo standard diventa il 70% e per le grandi imprese il 50%, nel caso di formazione generale, cioè non vincolata strettamente ai compiti aziendali.

Altrimenti i limiti sono molto più bassi e rispettivamente del 35% e 25%.

Incrementi sono possibili per le imprese operanti in aree svantaggiate del centro nord (+ 5%) o del sud (+ 10%) e, ovviamente ulteriori incrementi sono previsti per la formazione dei lavoratori svantaggiati.

Assolutamente non più ammissibili, in linea di principio, gli interventi sussidiati al 100%.

Il regolamento 69/2001 però regolamenta un meccanismo alternativo, il cosiddetto "de minimis".

Qualora un'impresa riceva aiuti inferiori a 100.000 euro nel corso di tre anni consecutivi, detti aiuti sono considerati ininfluenti rispetto alla distorsione della concorrenza e pertanto non sono sottoposti ai vincoli del regolamento 68/2001.

Naturalmente in detto importo rientrano tanto le attività formative che tutti gli altri aiuti pubblici di ogni tipo con eccezione delle misure generali, applicabili a qualunque impresa di qualunque settore, senza discriminazione e senza potere discrezionale di una autorità pubblica, come ad esempio gli sgravi fiscali della cosiddetta "Tremonti formazione".